| Turner: il paesaggio si fa vita
Grande incendio di Londra Il viaggio in Italia di Joseph Mallord William Turner ebbe inizio molti anni prima che il giovane pittore inglese salpasse effettivamente da Dover, diretto verso quella sorta di Terra Promessa, luogo eletto dell' arte, dell' architettura e del pittoresco.
Iniziò quando Turner, giovanissimo e già enfant prodige, acquisiva la propria formazione artistica, quasi da autodidatta, studiando e copiando le vedute italiane nelle raccolte dei suoi nobili protettori. Quelle vedute, di chiara discendenza da Claude Lorrain, immerse in una luce radente, appena mascherata da quinte leggere di alberi, furono la sua scuola.
E da questi paesaggi, dalle pastorali classiche dello stesso Claude, dalle vedute romane di Cozens e di Wilson, nonché dai primi tentativi di Turner alle prese con la rappresentazione della natura e del pittoresco prende l' avvio la bella mostra dedicata al complesso e multiforme rapporto che il pittore intrattenne con il Bel Paese (Turner e l' Italia fino al 22 febbraio 2009 - Palazzo dei Diamanti, Ferrara - mostra e catalogo edito da Electa a cura di James Hamilton). Le vicende della politica europea gli impedirono di intraprendere il viaggio per molti anni, e solo nell' estate del 1819, quando era ormai più che quarantenne, finalmente si accinse a partire per il Sud.
Nulla lo aveva preparato, nonostante il suo lungo fantasticare, alla rivelazione della luce italiana e dell' impatto di quella luce sugli edifici. Ci fu dapprima Venezia, poi l' Appennino, ma quella prima volta ci fu soprattutto Roma. Era un viaggio di studio, e molto tempo doveva essere dedicato al disegno, ma l' opera che espose alla mostra annuale della Royal Academy dopo suo ritorno rivela già compiutamente il rapporto tra Turner e l' Italia. L' Italia è il sogno, una visione irreale ma anche possibile, un inestricabile nodo di cultura e di luce.
La realtà e la verosimiglianza sono relative, e Raffaello, ritratto in una scala onirica e spiazzante, può affacciarsi dalle Logge con la sua Fornarina in versione Restauration, sul colonnato di Bernini e sulla Campagna, nella luce abbagliante di un tramonto autunnale.
Arcobaleno
Questa è ancora la luce dei paesaggisti classici, calda e bassa sull' orizzonte, appena schermata da una quinta, ma vicina e quasi percepibile nella sua incandescenza. La luminosità calda e vibrante di quell' autunno italiano rimase a lungo con lui e si impose, in maniera improbabile e affascinante, su dipinti di soggetto inglese o scozzese, come in una veduta di Edimburgo trasfigurata in una sorta di Foro Romano. Alla fine, quasi dieci anni dopo, la nostalgia di quella luce lo riportò a Roma.
Sarebbe stato il suo ultimo soggiorno, anche se al momento di partire era sicuro che sarebbe tornato, e quello più proficuo. Turner cinquantenne era ormai uomo di fama europea e di cultura profonda, i suoi quadri, sia paesaggi, che soggetti storici o allegorie, sono intrisi di citazioni raffinate e complesse, ma fondamentalmente raffigurano soprattutto la luce. Una luce la cui sorgente, nel corso del tempo, impercettibilmente si sposta verso il centro del quadro. Completamente assorbito dalla trasposizione pittorica della luminosità, la verosimiglianza del soggetto diventa per lui totalmente ininfluente.
Bamborough Castle
La prima parte della mostra ferrarese termina su due vedute romane immerse in un vapore giallo-oro; sono quasi due pendants: Roma moderna e Roma in rovina. Quel Campo Vaccino frequentato da capre e monaci è quanto meno inattuale. Probabilmente basato su stampe di Piranesi, il quadro rappresenta il Foro Romano prima degli interventi francesi dell' inizio del secolo e quindi con un aspetto che Turner non poté mai vedere. Ma ciò che egli inseguiva non era certo una rappresentazione della realtà. Ancora una volta l' Italia è sogno, memoria, pastorale, poesia; ma è anche studio puntiglioso sulla resa dell' atmosfera e della lontananza, sui riflessi nell' acqua, sulla nebbia, le ombre, la plasticità eterea dei volumi, è infine meditazione squisitamente romantica sui rapporti tra cultura e natura.
Il molo di Calais
I viaggi di Turner in Italia si moltiplicarono e come in una strada segnata da brusche svolte e rivelazioni, portarono a nuovi tentativi e nuove scoperte. Solo nella maturità, e dopo avere iniziato a Londra il suo percorso verso una pura resa pittorica, nel corso di un breve ed intenso soggiorno, si confrontò con Venezia, la sua storia artistica e la liquidità delle sue luminosità. Sono questi gli acquerelli più famosi e travolgenti di Turner, ormai quasi astratti campi di colore, rarefatte visioni nelle quali è quasi impossibile riconoscere luoghi reali.
Il naufragio della Minotauro
Nella nebbia e nelle miriadi di goccioline dell' atmosfera, la luce che modella edifici e spazi pervade completamente la visione. Con l' aiuto dell' acqua che, nelle sue varie forme, riflette e smaterializza, Turner riesce ad entrare nella luce stessa, senza più preoccuparsi della provenienza e delle gradazioni. Le tele che furono il risultato di quest' ultimo viaggio, talvolta dipinte molti anni dopo, sull' onda della memoria e appunto del sogno, sono forse le più commoventi testimonianze del debito contratto dall' artista con l' Italia. Ci sono sicuramente nella produzione turneriana quadri che rivestono una importanza maggiore delle dorate vedute italianeggianti; ci sono le tempeste e gli incendi, il fuoco e le cataratte d' acqua, il fumo e il vento, le catastrofi e la velocità ma forse nulla di tutto questo avrebbe potuto esistere se qui, sotto l' influenza della pittura antica e della luce del Mediterraneo, Joseph Mallord William Turner non avesse scavato per primo e meglio di chiunque altro l' essenza della luce nella pittura. Fonte
Villa Twickenham
Edited by Milea - 4/8/2021, 21:39
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