“Salon de réception” (Juryfreie Kunstausstellung), Wassily Kandinsky, 1922

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view post Posted on 5/1/2014, 14:16     +6   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Draft-for-Mural-In-The-Unjuried-Art-Show-Wall-B
Wassily Kandinsky, “Salon de réception” (Juryfreie Kunstausstellung)
Draft for Mural In The Unjuried Art Show, Wall B
Gouache on black paper, 34.7 x 60 cm (1922)
Paris, Musee National Art Moderne, Centre Georges Pompidou



Al suo arrivo a Weimar nel 1022, a Kandinsky venne affidato l’insegnamento della pittura parietale. Tra i suoi allievi figurava Herbert Bayer, dal quale, insieme ad altri allievi della sua classe, si fece aiutare nella realizzazione della decorazione di un salone, composta da quattro pannelli dipinti principali e quattro angolari. Il lavoro, previsto per l’atrio di un museo, fu infine realizzato in modo effimero: venne installato in quello stesso anno 1922 in un ambiente ottagonale nel contesto della Juryfreie Kunstausstellung, una mostra senza giuria che si svolse annualmente a Berlino tra il 1911 e il 1930.
Per preparare quest’opera a tre dimensioni, Kandinsky eseguì cinque guazzi, che nel 1976 vennero donati al Musee National Art Moderne di Parigi da Nina Kandinsky che desiderava ricercare quell’ambiente nel frattempo scomparso.

Sulla base dei progetti architettonici e dei guazzi preparatori, la sala è stata ricostruita da un pittore-restauratore in occasione dell’apertura del Centre Pompidou nel 1977, nelle stesse dimensioni e con gli stessi colori dell’originale.
Negli studi preliminare, la sequenza dei pannelli principali è indicata da lettere (A,B,C,D), sono anche segnalate le aperture delle porte sui tre pannelli corrispondenti. Nei guazzi la resa delle forme geometriche, e in particolare dei cerchi, non è la medesima; è più precisa nel risultato finale.

Tale evoluzione indica l’emergere a quel tempo, in Kandinsky, di uno stile maggiormente geometrico.
Lo sguardo dello spettatore, catturato dal fondo nero delle pareti, si disperde nella decorazione avvolgente ed omogenea, animata da motivi lirici e geometrici al tempo stesso.

Il pannello A è il più ricco, coperto com’è da un’esplosione di forme e colori; i motivi utilizzati gli conferiscono un carattere quasi orientale. Sugli altri pannelli principali, che contengono i varchi delle porte, e sui quattro pannelli angolari le forme sono più semplici, più rozze, preannunciando le opere che Kandinsky eseguirà con compasso e righello nel periodo trascorso al Bauhaus.
In queste zone più geometriche si crea una sintesi tra pittura e architettura. Alcune linee sono dipinte parallelamente al pavimento, riecheggiando così l’orizzontalità delle pareti, ai cui angoli rispondono linee diagonali.

Il bianco si presenta come un colore a pieno titolo, sia nella composizione sia nello zoccolo, svolgendo il ruolo di filo conduttore tra i vari pannelli. Il motivo della scacchiera è presente in due pannelli, facendo da pendant al pavimento a scacchi della sala originale, il che contribuisce pure all’unitarietà dell’insieme.
Nella concezione di questo progetto si ritrova l’obiettivo che Walter Gropius (allora direttore del Bauhaus) intendeva raggiungere per mezzo di una forma integrale dell’insegnamento artistico della propria scuola: abbandono della pittura di cavalletto a favore di una pittura integrata in un insieme architettonico.

Il principio di una sintesi delle arti, difeso da Kandinsky sin dall’inizio della sua carriera, si concretizza anche nella messa in opera di questa decorazione parietale. L’artista ripeterà una simile esperienza nel 1931, allorché, su richiesta di Mies van der Rohe (Nuovo direttore del Bauhaus) realizzerà tre pannelli in ceramica per una sala da concerto allestita in occasione della Deutsche Bauausstellung. (M.@rt)



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Edited by Milea - 4/8/2021, 20:59
 
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