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Peter Paul Rubens Ercole e Onfale 1603 Olio su tela, 278 x 216 cm. Parigi, Musée du Louvre
Di proprietà della famiglia Imperiale di Genova, il quadro fu in seguito venduto alla regina Cristina di Svezia; attraverso una serie di passaggi arrivò poi al duca Filippo d’Orléans. Del dipinto si persero quindi le tracce fino a quando venne ritrovato nei depositi del Louvre, attribuito a Thomas Bosschaert e in cattive condizioni di conservazione. Lo schema compositivo presenta evidenti analogie con un famoso dipinto del Correggio, l’Allegoria del vizio, ora al museo del Louvre ma all’epoca di Rubens ancora a Mantova, prima di essere venduto dai Gonzaga a Carlo I d’Inghilterra. L’artista, impegnato nella corte mantovana come copista e ritrattista, avrebbe avuto così tutto il tempo di studiare il capolavoro correggesco durante il periodo trascorso nella città lombarda e di servirsene poi per la sua tela, dopo averlo declinato in forme eroiche di matrice michelangiolesca. Nel corpo dell’Ercole sono riconoscibili anche ricordi del Torso del Belvedere e del Laocoonte, sculture che Rubens ebbe modo di vedere a Roma.
L’episodio mitico qui raffigurato, nel quale viene presentato Ercole nell’atto assai poco virile di filare la lana, deriso da una figura femminile che giunge perfino a tirargli un orecchio in segno di scherno, è quello in cui per espiare la colpa di aver ucciso in un accesso di furore l’amico Iphito, l’eroe è costretto a servire per tre anni la sovrana della Lidia, Onfale. Qui filava la lana abbigliato in vesti femminili, mentre la regina portava la clava e la pelle del leone. (Mar L8v)
Edited by Milea - 22/3/2023, 11:13
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