CERCOLETTO [Potos flavus]

FAMIGLIA - Procyonidae

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  1. Il Camerlengo
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    CERCOLETTO
    (Potos flavus)




    Di colore paglierino dorato o fulvo, fino a bruno-grigiastro, questo agilissimo arrampicatore usa forte la coda prensile e i piedi muniti di artigli per scalare gli alberi. Il cercoletto misura 81-113 cm di lunghezza (dei quali 39,5 - 55,5 sono costituiti dalla coda) e pesa 1,8 - 4,6 kg. Si differenzia da tutti gli altri Procionidi per la sua coda prensile, lunga pressappoco quanto il resto del corpo e rivestita uniformemente di un corto pelo; essa è rotonda in sezione trasversale e si rastrema gradualmente procedendo verso l'estremità. Il cercoletto ha inoltre il capo arrotondato, con il muso smussato all'estremità anteriore, le orecchie piccole e arrotondate, gli occhi sporgenti, con pupille rotonde e l'iride castano-bruna; il tronco allungato è sorretto da arti brevi e robusti; le dita sono unite da una membrana fino a un terzo della loro lunghezza, e sono armate da aguzzi artigli ricurvi. La superficie plantare, che durante gli spostamenti viene appoggiata completamente a terra, è breve e ricoperta di corto pelo nella regione del calcagno, come nelle specie del genere Bassaricyon. La robusta muscolatura craniodorsale è protetta da una pelle molle e cascante, che sull'addome può formare delle pieghe. Al disotto degli angoli della bocca, dietro la gola e attorno all'ombelico, vi sono delle aree ghiandolari glabre caratteristiche. Allorché corre veloce su rami sottili e liane, il cercoletto si mantiene in equilibrio con opportuni movimenti della coda; quando invece si sposta guardingo da un albero all'altro, tra il groviglio delle fronde, ovvero si arrampica o discende lungo i tronchi, ne avvolge l'estremità a una fronda o a un ramo, lasciando la presa solo se i piedi hanno trovato un appiglio più sicuro. Mentre si muove velocemente fa inoltre ruotare all'infuori e in avanti le braccia, tenendo le mani piegate verso l'interno: un simile gesto con ogni probabilità si è sviluppato con l'adattamento alla vita arboricola, e ha lo scopo di evitare una caduta.


    Ogni albero carico di frutti esercita una forte attrazione su questi Procionidi, che vi si dirigono isolatamente, a coppie o a piccoli gruppi: spesso su tali piante finiscono pertanto per raccogliersi fino a una dozzina di cercoletti, che sibilando e strillando si gettano avidi sui frutti maturi afferrandoli con la bocca o con le mani, dopo averli fiutati con attenzione. Se durante il pasto vengono spaventati, smettono di mangiare e fanno udire una sorta di grugnito, seguito da una serie di suoni che ricordano il latrato di un cane. Mentre mangia il cercoletto può assumere le posizioni più diverse: stando seduto o supino stringe il frutto tra le mani e sovente anche con un piede, oppure tenendosi aggrappato a un ramo con la coda e i piedi si lascia penzolare a testa ingiù, mentre con le mani porta alla bocca i pezzi di cibo, che divora avidamente. I cercoletti formano piccole schiere in cui non vige una precisa gerarchia e solo di rado si puliscono reciprocamente il mantello, dimostrando pertanto uno scarso spirito sociale. Mediante il secreto delle loro ghiandole cutanee lasciano sui rami dei marchi odorosi; poiché tuttavia gli animali non hanno l'abitudine di difendere il territorio personale, questi marchi sono probabilmente un mezzo per meglio riconoscere l'ambiente comune, e quindi favorire il raggruppamento dei vari individui, forse anche per tracciare dei percorsi e per aiutare maschi e femmine a ritrovarsi. Il secreto delle ghiandole presenti sul collo e sulla mandibola della femmina esercita sul maschio un'azione stimolante al momento dell'accoppiamento. La riproduzione non è legata a una stagione ben precisa: quando la femmina è in calore lascia udire, all'avvicinarsi del compagno, un «fischio di sottomissione», mentre il maschio, prima e durante l'accoppiamento, eccita la compagna massaggiandole i fianchi con l'ausilio di un grande osso sesamoide, presente nella parte interna del carpo. Dopo una gestazione di 112 - 118 giorni, la femmina (che è dotata di 2 soli capezzoli) dà alla luce nella cavità di un albero 1 o 2 piccoli; essi misurano circa 30 cm, hanno un peso di 150 - 200 g e sono ricoperti di un morbido pelo grigio-argenteo, con le punte nere, talmente corto e rado sull'addome da farlo sembrare nudo. Il meato uditivo si apre tra il primo e il quinto giorno, e gli occhi tra il settimo e il diciannovesimo, mentre la coda diviene perfettamente prensile tra il secondo e il terzo mese. Quando è spaventato, il piccolo lascia udire una sorta di sbuffo, mentre di fronte a uno stimolo molesto (sia pur debole) reagisce con un fischio piagnucoloso, che si trasforma in uno stridulo grido se lo stato di inquietudine continua: in simile eventualità la madre cerca di tranquillizzarlo emettendo un suono che ricorda il frinire delle cicale, e che utilizza anche quando vuole indurre il figlio a seguirla. Dapprima, tuttavia, lo trasporta afferrandolo alla gola con la bocca. All'età di sette settimane il piccolo comincia ad arricchire la propria alimentazione con cibi solidi e viene svezzato al quarto mese, quando può considerarsi pressoché autosufficiente; i maschi sono in grado di riprodursi a circa un anno e mezzo, le femmine a 27 mesi. Un cercoletto dello zoo di Amsterdam visse fino a 23 anni e 7 mesi; questa è l'età massima raggiunta da uno di tali Procionidi.

    FAMIGLIA - Procyonidae
    SPECIE - Potos flavus
    STATUS - Minacciato
    COMPORTAMENTO - Solitario
    GESTAZIONE - 112-120 giorni
    PICCOLI - 1


     
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