Ecce Homo (Piacenza) - 1473, Antonello da Messina - Piacenza, Galleria Alberoni

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view post Posted on 7/9/2014, 12:37     +2   +1   -1
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Antonello-da-Messina-ECCE-HOMO-PIACENZA-P

Antonio di Giovanni de Antonio detto Antonello da Messina
Ecce Homo
Olio su tavola, cm 48,5 x 38
Piacenza, Galleria Alberoni


Sul cartiglio “incollato” al parapetto
“1473 ANTONELLUS MESSANEUS ME PINXIT”

Antonello-da-Messina-ECCE-HOMO-CARTIGLIO


Nel rielaborare il soggetto dell'Ecce Homo, Antonello vi inserisce un elemento nuovo: la colonna della flagellazione, a cui Cristo appare appoggiato. Non si tratta di una semplice aggiunta, ma di un vero e proprio rinnovamento iconografico, grazie al quale l'opera si arricchisce di ulteriori significati e risvolti religiosi. Le immagini destinate alla devozione privata avevano un vasto mercato nel Quattrocento e il pittore messinese contribuì da protagonista al loro sviluppo, non soltanto tematico, ma anche spirituale: in un’epoca in cui si poneva l'accento sull' individualità dell'esperienza religiosa, Antonello accresce la nota emotiva delle sue opere con una comunicazione che risulta più intensa e diretta. La versione piacentina, che è fra le meglio conservate, mostra inoltre una notevole maturazione stilistica.

La resa della corda, della corona di spine, della stessa colonna, sottolinea la raggiunta padronanza del mezzo prospettico. Il pittore ne delinea il posizionamento nello spazio con estrema sicurezza, realizzando con precisione le ombre pennellate dagli oggetti. L’uso della luce, infatti, che accarezza ogni superficie, è ormai magistrale e diventa un mezzo per potenziare la regia drammatica della scena. La componente luminosa dà risalto al volume della colonna, alla piega delle labbra, all’incavo del collo, ai riccioli che brillano.

L'artista descrive l'attorcigliarsi delle ciocche, che appaiono umide e morbide, opponendosi alla materia dura della corona di spine. Le radici nordiche della sua arte sono evidenti nella restituzione di dettagli quali le lacrime che scendono sulla guancia, i peli della barba, il nodo della corda, il cartellino con la firma, dove appare una data consunta, leggibile con qualche incertezza come 1473. Il dipinto manifesta dunque, come ha scritto Davide Gasparotto, la conquistata "sintesi tra realismo lenticolare di ascendenza fiamminga e visione plastico-prospettica tipica della civiltà figurativa italiana".(Mar L8v)








Edited by Milea - 7/12/2022, 20:10
 
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