IL MINOTAURO - L’AMORE DECLINATO
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IL MINOTAURO - L’AMORE DECLINATO

Friedrich Dürrenmatt

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    “La creatura che Pasifae (…) aveva partorito” si trovò, trascinata dentro il “(…) labirinto costruito da Dedalo per proteggere gli uomini da quella creatura e la creatura dagli uomini, in modo cioè che nessuno, una volta entrato trovasse più la via d’uscita, con le innumerevoli e intricate pareti tutte di vetro, tanto che la creatura stava accovacciata non solo di fronte alla sua immagine ma anche alle immagini delle sue immagini: vedeva davanti a sé un’infinità di creature fatte com’era lui, (…) Si trovava in un mondo pieno di creature accovacciate senza sapere che tutte quelle creature erano lui. Era come paralizzato. Non sapeva dov’era né cosa volevano le creature accovacciate tutt’intorno, forse sognava soltanto ma non sapeva cosa fosse sogno e cosa realtà. Balzò in piedi istintivamente per scacciare le creature accovacciate e contemporaneamente balzarono in piedi le sue immagini. Si rannicchiò e con lui si rannicchiarono le sue immagini (…) le immagini abbassarono lo sguardo sul loro corpo, e mentre osservava se stesso e le sue immagini, (…) ritenne di essere una creatura fra molte creature uguali.. (…) D’un tratto però si interruppe (…) s’irrigidì, si accovacciò (…), aveva scorto tra le immagini danzanti, creature che non danzavano e che non erano immagini che gli ubbidivano. La fanciulla, riflessa anche lei come la creatura accovacciata, stava immobile, nuda con lunghi capelli neri, fra quelle creature accovacciate che erano dappertutto, davanti a lei, accanto a lei, dietro a lei, come dappertutto era anche lei, davanti a lui, accanto a lui, dietro di lui. (…). Il minotauro si alzò. Era imponente. Capiva improvvisamente l’esistenza di qualcos’altro oltre ai minotuari. Il suo mondo si era raddoppiato (…) Si mosse verso di lei. Quella si allontanò da lui, mentre altrove gli si muoveva incontro. L’inseguì attraverso il labirinto, lei fuggiva. Fu come se una bufera avesse scompigliato minotauri e fanciulle, a tal punto turbinavano discostandosi, confondendosi accostandosi l’un l’altro, e quando la fanciulla gli corse fra le braccia, quando toccò d’un colpo, la carne calda, bagnata di sudore, e non il duro vetro che aveva fin lì toccato, comprese – nei limiti in cui si può parlare di comprendere da parte del minotauro – che fino a quel momento era vissuto in un mondo in cui c’erano solo minotauri, ciascuno rinchiuso in una prigione di vetro, mentre ora toccava un altro corpo, toccava altra carne. ”.

    Il Minotauro, Friedrich Dürrenmatt

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    Edited by Lottovolante - 31/7/2021, 17:25
     
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