60 ANNI SENZA MARILYN

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    60 anni fa moriva Marilyn Monroe:
    la donna che l'amore del mondo non ha saputo salvare


    Nella notte tra il 4 e il 5 agosto di 60 anni la diva fu trovata senza vita nel suo letto uccisa da un mix di barbiturici e droghe ipnotizzanti. Da quel momento l'icona è entrata nel mito, cristallizzata in un eterno presente. E oggi celebrata con una serie iniziative in suo onore in tutto il pianeta

    Erano le 3.30 circa della mattina della notte tra il 4 e il 5 agosto 1962, quando Eunice R. Murray, governante e amica di Marilyn Monroe, attraversando per caso il corridoio, si accorse che la luce nella camera da letto dell’attrice era accesa. Bussò, la chiamò, ma non ottenendo alcuna risposta, decise di chiamare lo psichiatra che aveva in cura Marilyn, Ralph Greenson. Questi arrivò di corsa, insieme al medico della diva, Hyman Engelberg, ma una volta entrati nella stanza non poterono che constatarne la morte. «Avvelenamento acuto da barbiturici», appurò poi l’autopsia condotta da Thomas Noguchi, vice-coroner del dipartimento di polizia di Los Angeles. E il caso fu archiviato come suicidio.

    Fu così - stando alla versione ufficiale - che, a 36 anni, morì Norma Jean Mortenson. E Marilyn Monroe entrò nel mito.



    Oggi la bionda per eccellenza (il docufilm evento di Netflix del prossimo autunno sulla sua vita si intitola proprio Blonde) avrebbe 96 anni e non sappiamo se avrebbe mai vinto un Oscar, se avrebbe avuto dei figli o se avrebbe mai trovato il vero amore. Ma non sappiamo soprattutto se l’evoluzione dell’America nei decenni successivi avrebbe contribuito a donarle quella felicità e stima di sé che un’infanzia infelice le aveva fatto mancare per tutta la vita.

    Cresciuta senza padre e con una madre con seri problemi psichici, Norma Jean è stata sempre alla ricerca di qualcosa che riempisse il vuoto che sentiva dentro. Il cinema, la celebrità, la stessa Marilyn in qualche modo lo avevano riempito: «Spesso ho una strana sensazione», disse una volta, «come se stessi prendendo in giro qualcuno, ma non so chi. Forse me stessa, forse gli altri. Appartenevo al pubblico e al mondo, non per il talento o la bellezza, ma perché non ero mai appartenuta a nient’altro o a nessun altro».



    Ma la celebrità e l'amore del pubblico non le bastavano. Le era mancato suo padre, e lo cercava in tutti gli uomini che incontrava, facendoli scappare. Ne era consapevole - celebre la sua frase «vanno a letto con Marilyn, si svegliano con Norma Jean» - ma non era in grado da sola di affrontare e superare il problema. Il vuoto dell’anima era una voragine che Norma Jean camuffava con Marilyn, come foglie, rami e arbusti celano le trappole per animali nella giungla.

    E alla fine in quella trappola fu lei stessa a cadere: amori sbagliati, amori proibiti (tra cui quel Mr President per cui intonò un celeberrimo Happy Birthday) e amori pericolosi (con Robert Kennedy, per vendicarsi del quale - secondo una teoria - la mafia uccise l’attrice, con un omicidio camuffato da suicidio).



    Lei si rifugiava dietro un’immagine di svampita - «una bimba smarrita, matta come un cavallo» la definì il fotografo Cecil Beaton - ma era capace allo stesso tempo di grande consapevolezza («La prego, non mi faccia apparire ridicola», chiese al giornalista di Life a cui rilasciò l’ultima intervista prima di morire), senza farsi probabilmente mai conoscere a fondo da nessuno. «Spesso si sentiva così inadeguata. Ogni tanto soffriva di tremende depressioni e si metteva a parlare di morte», ha raccontato di lei il costumista William Travilla.

    Ed è forse proprio questo mistero che l’ha proiettata nel mito. Icona immortale già mentre era in vita, Marilyn seppe diventare quello che il mondo voleva che lei fosse. E la sua immagine, quella dietro cui si rifugiava, è ovunque da sempre. Seriale, come gli arcinoti ritratti di Andy Warhol e la gonna bianca del suo abito sollevata dal passaggio della metropolitana in Quando la moglie è in vacanza. Ancora di più in quest’anno di anniversario, in cui le iniziative in suo onore sono innumerevoli in tutto il mondo.



    Dal già citato film evento di Netflix, con Ana de Armas, scritto da Joyce Carol Oates, alla mostra Forever Marylin by Sam Shaw – The Exhibition, in corso fino a settembre alla Palazzina di Caccia di Stupinigi (dove il 4 agosto è prevista una serata speciale), nella quale si possono ammirare foto e memorabilia originali, tra cui oggetti personali, abiti e scarpe.

    «Alla morte di Marilyn tutti i suoi averi furono ritirati alla rinfusa in bauli che furono riaperti solo dopo circa 37 anni», ha raccontato proprio all’apertura della mostra torinese il proprietario degli oggetti esposti, il collezionista tedesco Ted Stampfer. «Solo nel 1999 infatti case d’asta come Christie’s e Julien’s resero pubblici i beni personali della Monroe. Si trovarono così reperti assolutamente eccezionali come piccole macchie sugli abiti e perfino le impronte digitali di Marilyn sulla crema viso ormai seccata».



    Dei veri e propri tesori, cristallizzati in un eterno presente come il mito della Monroe. Ma che ricordano al mondo che prima di essere un’icona, Marilyn era un donna. Una donna che quel mondo che tanto l’amava non ha saputo o voluto salvare.
     
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    “Hollywood è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio
    e cinquanta centesimi per la tua anima.
    Io lo so perché ho rifiutato spesso la prima offerta
    e accettato i cinquanta centesimi.”

     
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    "L'imperfezione è bellezza, la follia è genio,
    ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi."

     
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    "In questo servizio fotografico, "Ballerina", Marilyn indossa un abito di tulle e raso fuori misura"

     
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    Per questa sessione fotografica, "Rock",
    Milton ha fatto accoccolare Marilyn in un crepaccio e posare.
    Queste foto sono state utilizzate per la rivista "Look".

     
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    1941. Quando era ancora solo Norma Jean Baker.

     
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    Agosto 1950. A Los Angeles, intenta nella lettura.

     
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    Febbraio 1954. Firma autografi ai militari statunitensi di stanza in Corea.


     
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    Marzo 1955. Mentre prova un abito di scena.

     
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    Ancora marzo 1955. In un ristorante di New York.

     
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    3 marzo 1956. Una festa a casa di Marilyn Monroe.

     
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    marula


    Marilyn Monroe in una calda giornata estiva.
    È raro che il pubblico abbia visto Marilyn senza trucco...

     
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    1956. Con Arthur Miller, suo terzo marito.


     
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    1957. Herman Hover, proprietario del night Ciro a Hollywood,
    aiuta Marilyn Monroe a indossare la pelliccia.


     
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    “È bello essere incluse nelle fantasie delle persone,
    ma ti piace anche essere accettato per il tuo bene.
    Non mi considero una merce, ma sono sicuro che molte persone lo hanno fatto"

     
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