La Gazza (La Pie - The Magpie), Claude Monet, 1868-1869

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view post Posted on 27/9/2022, 10:08     +6   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Claude Monet
La Gazza (La Pie - The Magpie )
1868-1869
Olio su tela - 89 x 130 cm.
Parigi, Musée d’Orsay


Alla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento, Monet iniziò a estendere la necessità di catturare le sensazioni e di rendere “l'effetto” a tutti gli stati della natura transitori, anche fugaci. Prendendo con sé Pissarro, Renoir e Sisley, Monet affronta la grande sfida di un paesaggio innevato, che Courbet aveva esplorato con grande successo non molto tempo prima.



Smorzando il lirismo di Courbet, Monet al mondo della foresta e della caccia preferisce una fragile gazza appollaiata su un cancello, come una nota su un rigo musicale. Sole e ombra costruiscono il dipinto e traducono l'impalpabile materia in parte solida in parte liquida.

Monet dipinse la tela nell’inverno tra il 1868 e il 1869, nel comune di Etretat in Alta Normandia, dove si era ritirato per dipingere alcuni paesaggi. In questa opera, “ La Gazza” (La Pie - The Magpie ), il paesaggio è il protagonista assoluto, mentre la gazza posta a sinistra è solo un particolare in un paesaggio innevato immerso nel bianco. Tutto sembra addormentato sotto la spessa coltre di neve, ma ecco che proprio lì, appollaiata su quel cancelletto di legno compare la gazza.

Il dipinto, benché respinto dalla critica dell’epoca, in realtà lo si può considerare una sorta di manifesto del paesaggio impressionista. Certo è che si tratta di una delle opere più incantevoli del maestro: una prova di forza nell’uso dei bianchi, in un sottile rincorrersi di nuances .

Il quadro anticipa alcuni elementi dell‘impressionismo, ma allo stesso tempo è legato ai canoni della tradizione: infatti, sebbene il pittore abbia riprodotto il soggetto en plein air, lo ha poi rifinito nel suo atelier.

Il paesaggio è immerso nella neve che lascia intravedere appena gli alberi; quasi in primo piano c’è una staccionata di legno su cui è appoggiata la gazza solitaria. Oltre gli alberi si intravede il tetto di una casa, probabilmente una fattoria, a sua volta coperta dalla neve, spessa e soffice.

La costruzione sembra fondersi con l’orizzonte. Monet utilizza il colore marrone per questi edifici: si tratta dell’unico tono “ caldo ” che risalta in tutta la composizione, dominato da tonalità invernali. Il panorama innevato trasmette una sensazione di pace e calma, un’atmosfera adatta per meditare e per dipingere.

“Faceva un freddo da spaccare i sassi. Scorgemmo dapprima uno scaldino, poi un cavalletto, e un signore avvoltolato in tre cappotti, le mani guantate, la figura mezza gelata. Era Monet che studiava un effetto di neve. L’arte è capace di annoverare qualche coraggioso soldato”. ( Léon Billot)




L’impressionismo era alle origini, non aveva ancora preso coscienza di sé, eppure Monet ne possiede già la grammatica e se ne fa interprete, rivelando tutto il fascino e le qualità di uno stile che farà storia.
L’opera è uno splendido esempio dell’abilità dell’artista nel ritrarre la neve, soggetto molto caro a lui e alla poetica impressionista. E’ la sua costante variabilità, la difficoltà nel catturarne l’aspetto cangiante, a rendere la neve così attraente agli occhi di Monet e dei futuri impressionisti. “Il bianco in natura non esiste”, affermerà tempo dopo Auguste Renoir, “sopra la neve c’è un cielo. Il cielo è azzurro; sulla neve questo azzurro si deve vedere.”

Ne “La Gazza” Monet sembra tradurre su tela la raffinata intuizione dell’amico: con rapidi tratti di pennello sovrappone un’infinita varietà di bianchi, sporcandoli di viola, ocra, azzurro, con una sorprendente sensibilità per le variazioni cromatiche e luminose.
Tra i colori che dominano le ombre ci sono il blu e il giallo, due colori primari, a cui si aggiunge un leggero arancio, tinta complementare al blu. Nel complesso comunque i colori che prevalgono sono le tonalità fredde, che ben si addicono alla riproduzione dell’atmosfera invernale.




Il paesaggio è rischiarato dai deboli raggi del sole invernale, e resi con l’utilizzo di un giallo molto freddo; l’ombra riflessa sulla neve è bluastra, quasi viola. Le ombre contribuiscono a rendere reale la consistenza della neve ed imprimono sulla tela la profondità degli spazi.

Il dipinto fu rifiutato dalla giuria del Salon del 1869 per motivi facilmente immaginabili: le dimensioni troppo grandi per il soggetto paesaggistico, la pennellata troppo sciolta, l’esecuzione sommaria (senza attenzione al dettaglio), oltre alla novità e all'audacia dell'approccio di Monet, che riguardava più la percezione che la descrizione.

Quest' opera utilizzava colori chiari e luminosi molto insoliti, un fatto evidenziato dal critico Felix Fénéon che così si espresse: “[Il pubblico] avvezzo alle salse catramose preparate dai cuochi d'arte scuole e accademie, rimase sbalordito da questo pallido dipinto”.

Il rifiuto non scoraggiò Monet, il quale aveva ormai intrapreso con convinzione una strada personale che lo porterà nell’arco di pochi anni a fondare il movimento impressionista. Il quadro di Monet “ La Pie” venne completato 5 anni prima della grande esposizione degli Impressionisti del 1874: in quell’occasione, il pittore esporrà uno dei suoi lavori più celebri, ovvero “Impressione, levar del sole”
. (M.@rt)







 
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