Camille sul letto di morte, Claude Monet, 1879

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view post Posted on 27/9/2022, 13:21     +3   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Camille_Monet_sur_son_lit_de_mort-P

Claude Monet
Camille sul letto di morte
(Camille sur son lit de mort)
1879
olio su tela - 90 × 68 cm.
Parigi, Musée d'Orsay



E’ il 5 settembre de 1879: nell’universo gioioso dell’opera di Monet, il volto cadaverico di sua moglie, Camille, sul letto di morte irrompe con tragica evidenza. Camille Doncieux e Claude Monet si sposano nel 1870. Solo cinque anni dopo, Camille scopre di avere un cancro all'utero. La loro relazione è oggetto di aspre critiche da parte della famiglia del pittore, soprattutto quando Camille annuncia di essere in attesa di un figlio. La coppia avrà due figli: Jean Monet (1867-1914) e Michel Monet, morto in un incidente d'auto nel 1966, che non avrà posteri. La nascita di questo secondo figlio indebolisce ancora di più Camille.

Da anni l’artista ha una relazione con un’altra donna, Alice Hoschedé, la moglie di uno dei suoi mercanti, ma Camille, compagna della sua gioventù e madre dei suoi figli, continua a rappresentare per lui un importante punto di riferimento affettivo. Dal 1877, anno del fallimento di Ernest Hoschedé, Alice Hoschedé e i suoi sei figli vivono con i Monet. Le due famiglie si trasferiscono da Parigi a Vétheuil nell'agosto del 1878. Alice dirige la casa e supervisiona l'educazione dei figli Monet e Hoschedé e si prende cura di Camille, che morirà all'età di soli trentadue anni.




Al complesso groviglio di emozione diverse, amore, dolore, forse rimorso, si somma la consueta attenzione
verso il colore e le percezioni luminose. Ad attrarre Monet, più che il volto della moglie che si intravede appena, è il gioco dei raggi iridescenti che lambiscono l’immagine. Il corpo della donna si trasfigura, fino a quasi a sciogliersi, in una fitta trama di tocchi violacei, contrastati solo da brevi pennellate rosse (i petali
del bouquet di fiori che tiene tra le mani) e dai feroci tratti scuri che accennano il volto e il busto.
Nella scena aleggia un’atmosfera plumbea, quasi dagli accenti simbolisti: un’aura macabra e dolorosa che neppure la pennellata libera e la tavolozza luminosa e vibrante dell’impressionismo riesce a spezzare.

“Un giorno, all’alba”, scrive Monet, “mi sono ritrovato al capezzale di una persona che mi era molto cara e che tale rimarrà per sempre. I miei occhi erano rigidamente fissi sulle tragiche tempie e mi sorpresi a seguire la morte nelle ombre del colorito che essa pone sul volto con sfumature graduali. Toni blu, gialli, grigi, che so. A tal punto ero arrivato. Naturalmente si era fatta strada in me l’idea di fissare l’immagine di colei che ci ha lasciati per sempre.” (M.@rt)




 
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