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Paul Cèzanne Mele e biscotti (Pommes et biscuits - Apples and biscuits) 1879-1880 olio su tela - 46 x 55 cm. Parigi, Musée de l′Orangerie
Cézanne aveva una grande ammirazione per Chardin, il maestro della natura morta nel XVIII° secolo: trascorreva lunghe ore nel Museo del Louvre a contemplare i suoi dipinti. Si risolse quindi, sul modello del suo illustre predecessore, di restituire valore a questo genere pittorico, totalmente trascurato nell'Ottocento. In questo dipinto una dozzina di mele è sparsa sopra un baule, davanti a una parete ricoperta dalla carta da parati. La scena è spoglia e semplice, ma nello stesso tempo delicata e intima.
La sua composizione è molto rigorosa: tre fasce orizzontali di larghezza pressoché uguale, il fronte della cassa, la parete di fondo e, tra le due, il piano. Le tonalità dell’ocra e del giallo che dominano il primo piano sono accese dalla corposità del verde del coperchio del baule e dal rosso, dall’arancio e dal giallo delle mele. Tocchi di pennello movimentano appena il fondale grigio, sul quale emerge, tenue, un disegno floreale. La semplicità dell’immagine è arricchita di alcuni piccoli particolari: la disposizione casuale delle mele spezza l’ordine rigoroso della tela, così come il piatto bordato di blu con i biscotti sulla destra, tagliato fuori dalla tela, che sembra essere stato abbandonato lì per caso. La serratura del lucchetto che proietta la sua ombra obliqua sul legno anima la composizione.
Cézanne, nella natura morta, non rappresenta in modo illusorio il riflesso della luce sul vetro di una caraffa o la morbidezza della peluria di un’albicocca, come facevano i pittori olandesi del XVII° secolo, ma la composizione, il ritmo del tutto: focalizza il suo interesse sulla disposizione degli oggetti, sul trattamento dello spazio. Così per Cézanne l'importante non sono tanto gli oggetti in sé, quanto il modo che ha di disporre i colori e le forme sulla tela. Ed è per questo che dipinge spesso le mele: questo frutto dalla forma semplice e tonda, sembra quasi farsi dimenticare, per meglio evidenziare le forme e le armonie dei colori. Cézanne, lottando contro l'astrazione che ha sempre rifiutato, cerca oggetti dalle forme più semplici e pure e la mela è il miglior soggetto che ha trovato. La mela risponde pienamente alla sua descrizione dell’arte: “Tutto in natura è modellato secondo la sfera, il cono e il cilindro. Devi imparare a dipingere figure semplici, poi puoi fare quello che vuoi.”
Nella scelta di questo frutto, a questa spiegazione razionale e artistica, si aggiunge una motivazione più sentimentale e poetica: la mela evoca la sua grande amicizia con Émile Zola, futuro scrittore e giornalista. Zola approdò all'età di 13 anni nel collegio di Aix-en-Provence, dove fu educato Cézanne. Massiccio, dotato di un pronunciato accento parigino, riservato e piuttosto brillante in classe, Zola venne ben presto preso di mira degli altri studenti. Un giorno, Cézanne, dotato di un fisico solido e di un carattere forte, decise di rompere l'omertà di cui era vittima Zola e di parlargli in cortile. Fu picchiato dagli altri studenti infuriati, ma ricevette in cambio l'immancabile amicizia di Zola che lo ringraziò il giorno dopo offrendogli... delle mele. (M.@rt)
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