Giulietta e la sua balia (Juliet and her Nurse), William Turner, 1836

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view post Posted on 31/1/2023, 15:24     +6   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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William Turner
Giulietta e la sua balia (Juliet and her Nurse)
1836
olio su tela - 89 x 120,6
Colección Amalita, Buenos Aires (Argentina)



Nella tela “Giulietta e la sua balia”, William Turner presenta una veduta di piazza San Marco e della zona orientale di Venezia dall’alto delle Procuratie Nuove, vicino ai tetti dell’Hotel Europa in cui soggiornò. Al centro il Campanile e la Basilica di San Marco, i mattoni rossi della torre sottolineano le cupole imbiancate in modo innaturale, quasi spettrali. A destra si trova il caratteristico livello superiore del Palazzo Ducale, che appare alquanto compresso nella rappresentazione di Turner. L’edificio con la cupola assottigliata a destra è la Zecca. Poco sopra, due pennellate verticali indicano le famose colonne del Leone di San Marco e di San Teodoro, in piedi nella Piazzetta. Da lì si distende in lontananza la Riva degli Schiavoni, orlata da innumerevoli barche. A destra, i fuochi d'artificio esplodono sopra le navi più grandi ormeggiate nel porto, accanto alla chiesa di San Giorgio Maggiore del Palladio. Nella piazza, una massa di persone è vestita in abiti carnevaleschi; la loro attenzione è divisa tra musicisti, spettacoli di marionette e lo scoppio di fuochi d’artificio accanto al caffè Florian.




Quest’opera è una scena notturna in cui il fuoco irrompe nell’oscurità, affascinando gli spettatori. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Turner abbia sfruttato questi effetti per giocare sul consolidato confronto tra l’ex grande Venezia, allora soggetta alla legge austriaca, e la Londra contemporanea. Il titolo dell’immagine, tuttavia, richiamava l’opera di Shakespeare, “Romeo e Giulietta”; la festosa Piazza presumibilmente rappresentava il ballo dei Capuleti.

All’esposizione della Royal Academy del 1836, il dipinto suscitò pareri fortemente contrastanti: positivi quelli del “Morning Post”; indignati quelli del “Blackwood’s Magazine”, dove il reverendo John Eagles scrisse una critica feroce: “Questo dipinto è davvero uno strano guazzabuglio […]. Non è alla luce del sole, né a quella della luna, né a quella delle stelle, né a quella del fuoco […]. Poiché la scena è composta con modelli di parti diverse di Venezia, unite insieme alla rinfusa, venate di blu e di rosa e gettate in un barile di farina, la povera Giulietta è stata inzuppata nella melassa per rendere dolce il suo sguardo e abbiamo una gran paura che quella farinosa architettura le si attacchi alla sottana e la infarini. […] Turner è stato grande e ora quando nelle sue stravaganze sceglie di non essere più grande, è come l’astuta creatura che, avendo perso la coda, persuadeva ogni animale, che ne avesse una, che era un’appendice inutile. […] E’ penoso vedere un genio che potrebbe eccellere su tutti gli altri, cadere nella mera eccentricità, dove potrebbe rimanere solo perché nessuno lo segue”.



Il giovane John Ruskin (1819-1900), in seguito influente scrittore di arte e società, fu tra coloro che raccolsero la sfida di difendere l’iconografia di Turner e le sue presunte infelicità topografiche nella rappresentazione di Venezia. Ma, alla fine, l’immagine non ha bisogno di apologeti, poiché è una delle tele più attraenti della seconda metà della carriera di Turner: la sua potente combinazione di prospettiva dinamica e lampi di luce punteggiati è immediatamente evidente. (M.@rt)







Edited by Milea - 16/12/2023, 09:45
 
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