Natura morta, Marc Chagall, 1910-1911

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view post Posted on 24/10/2023, 20:22     +12   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Chagall-Natura-mortaP

Marc Chagall
Natura morta
1910-1911
olio su tela - 62 x 49,5 cm.
Collezione privata


Il quadro “Natura morta”, che risale all’inizio del primo storico viaggio di Marc Chagall a Parigi, è pervaso da un senso di magico realismo che era già divenuto molto importante per l’artista. Allo stesso tempo, il blu dominante della tavolozza richiama la luce delle albe parigine che Chagall stesso ricorderà in seguito, così come il blu prussiano delle nature morte dell’amato Cézanne, mentre mette in rilievo con intensità fauve i lampi di colore luminoso della frutta e del fogliame. In “Natura morta”, è evidente la sintesi degli sviluppi artistici di Chagall prima della sua partenza dalla natia Russia con il nuovo impulso dei quadri fauve, cubisti e Old Master del mondo artistico parigino in cui si era ormai immerso. Allo stesso tempo, il dolce lirismo di questa natura morta rivela l’aspetto poetico della sua arte che lo porterà a stringere amicizia con Guillaume Apollinaire, che lo celebrerà nelle sue opere e organizzerà per lui presentazioni e mostre, e Blaise Cendrars, che arriverà persino a intitolare alcune opere di Chagall.


In Russia Chagall era rimasto deluso dalle poche lezioni impartite dalle varie scuole. Sebbene all’arrivo nella capitale francese si fosse inizialmente scoraggiato tanto da prendere in considerazione l’idea di ritornare in patria, nel giro di poco tempo trovò un’infinità di estimatori che gli diedero il sostegno e l’incoraggiamento che gli erano mancati a Vitebsk e a San Pietroburgo, non ultimo il Salon des Indépendants del 1910: “Mi sono fatto strada nel cuore della pittura francese del 1910. Mi ci sono affezionato. Nessuna accademia avrebbe potuto darmi tutto ciò che ho scoperto immergendomi nelle mostre, nelle vetrine e nei musei di Parigi”.

Chagall, conoscendo a fondo i quadri del Louvre e le gallerie di alcuni dei leggendari mercanti dell’epoca, vede le opere di maestri del passato come Cézanne e Van Gogh, e prende lezioni da ciascuno di loro, come si può constatare sia nell’interesse per la forma e la composizione di questa natura morta, sia nelle pennellate frenetiche, nelle curve vorticose e nelle macchie di colore con cui ha reso i fiori, che diventeranno un segno distintivo così vitale dei suoi dipinti. Osservando le opere di Jean Baptiste Chardin e di altri pittori di nature morte più antichi, cercò di condensare in sé un po’ dell’atmosfera e della poesia dei loro quadri, come è evidente nella magia discreta della “Natura morta”, che si sviluppa tra memoria, immaginazione e realtà.


Un altro movimento d’avanguardia, di cui Chagall era chiaramente consapevole all’epoca, era il cubismo, anche se il rapporto con la sua estetica fu complesso e talvolta ambivalente. Come si può notare nelle forme della brocca e del frutto della “Natura morta”, e in parte anche nella composizione stessa, Chagall si lasciò influenzare dal cubismo, adattando alcuni dei suoi manierismi come per osmosi e per i propri scopi. Tuttavia i concetti generali che essi perseguivano, il rigore intellettuale e le intenzioni dei loro quadri non lo interessavano affatto. Nella tela, infatti, i fiori appaiono deliberatamente per compensare il rigore del resto del dipinto, esplodendo come fuochi d’artificio all’interno di un quadro che fa uso di una spigolosità e di una geometria chiaramente legate al cubismo.

Questo aspetto si accentua nelle opere realizzate subito dopo, in parte influenzate dall’esempio dell’amico Robert Delaunay, ma Chagall riprende solo alcuni elementi del loro linguaggio visivo per creare un'immagine più intensa, un effetto di dissolvenza e frammentazione onirica, piuttosto che per trasmettere un concetto di sensazione della visione. Tenendo conto di ciò è ironico e al tempo stesso rivelatore leggere i suoi stessi ricordi dell’epoca: “Li ho guardati con la coda dell’occhio e ho pensato: Che si strozzino con le loro pere quadrate sui loro tavoli triangolari! Senza dubbio le mie prime tendenze erano un po’ strane per i francesi. E io li consideravo così amorevolmente! È stato doloroso. Ma forse la mia arte, pensavo, è un’arte selvaggia, un mercurio ardente, un’anima blu che balza sulle mie tele”.


È proprio questo spirito strano e unico, intensamente personale e irriverente, che distingue Chagall dai cubisti. Non cercava di rappresentare il tipo di realtà che interessava loro. Era meno interessato al mondo visivo e ai suoi problemi che al mondo della mente, del cuore e dell’immaginazione. Come lui stesso dirà in seguito “se creo con il cuore, funziona quasi tutto; se con la testa, quasi niente”.

L’estetica inconfondibile che Chagall affinò alla perfezione a Parigi, con la sua aria leggermente surreale, riempie “Natura morta”, dimostrando perfettamente lo spartiacque che le sue esperienze in città avevano determinato in poco tempo. È significativo che il suo ex insegnante, Léon Bakst, che aveva scoraggiato Chagall dal fare il lungo viaggio a Parigi perché riteneva che sarebbe morto di fame, vedendo i quadri che aveva dipinto lì esclamò: “Ora i tuoi colori cantano”. (M.@rt)




 
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