La grande riserva (Das große Gehege), Caspar Friedrich, 1832

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view post Posted on 9/5/2023, 12:31     +10   +1   -1
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Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità.
Ma non aspettarti la vita da un uomo.
Per questo tante donne s’ingannano.
Aspettala da te stessa.
Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità.
Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.
Come rimedio alla vita di società suggerirei la grande città.
Ai giorni nostri, è l’unico deserto alla portata dei nostri mezzi.
Non conosco che un solo dovere: quello di amare.
Nel bel mezzo dell’inverno ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.

Albert Camus





Caspar David Friedrich
La grande riserva
(Das große Gehege)
1832
Olio su tela
73.5 x 102.5 cm
Dresda, Galerie Neue Meister


Negli anni venti, grazie alla vicinanza artistica e umana di Dahl, Friedrich aveva rinnovato la propria pittura, adottando una tavolozza più accesa e luminosa, accanto a composizioni meno rigide e a una pennellata più sciolta. Il risultato più maturo di tale svolta è forse "La grande riserva", che costituisce un vero e proprio testamento spirituale per il maestro.


Nel formato orizzontale si apre la visione della grande palude di Ostra, situata a nordovest di Dresda, sulle rive meridionali del fiume Elba, che straripa inondando i prati circostanti. Le zolle di terreno si mescolano alle pozze d'acqua, la cui superficie è increspata dal soffio leggero del vento che gonfia anche la vela della piccola imbarcazione accostata alla riva. Sullo sfondo si estendono prati punteggiati di macchie di alberi; l'orizzonte è basso, e la superiore della tela è occupata dalla raffigurazione del cielo, che sfuma dal giallo al violetto. L'immagine è pervasa da una struggente malinconia crepuscolare, che coincideva certamente con lo stato d'animo del pittore. Le sue condizioni di salute, fisica ma anche mentale, erano andate peggiorando, e proprio nel 1835 sarebbe stato colpito dal primo colpo apoplettico, che ne avrebbe notevolmente minato le possibilità di lavorare.


Nel quadro torna la nostalgia dell'infinito, che pare toccare l'orizzonte in una linea di luce. La serenità del cielo si riverbera sull'acqua che si tinge di violetto, un colore sempre associato nelle opere di Friedrich alla Sahnsucht. La promessa di un'unione con il cosmo sfuma tuttavia nel primo piano; lo spazio accessibile all'uomo attende ancora di essere bonificato. Non c'è però, il sentimento di frattura tragica che permeava Il monaco in riva al mare o Il mare di ghiaccio, e la visione della grande riserva stempera il dramma in lirismo. (Mar L8v)



 
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