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Antonio Allegri detto il Correggio
Ratto di Ganimede (Ganimede e l’aquila)
1531-1532
Olio su tela, 163,5 x 70,5 cm.
Vienna, Kunsthistorisches Museum
La storia di quest’opera è molto difficile da ricostruire. Fu sicuramente commissionata da Federico II Gonzaga intorno agli anni trenta del Cinquecento, insieme alle altre tre tele con gli amori di Giove tra cui anche il suo pendant ( Giove e Io). Che cosa ne sia stato per l’intero secolo successivo non è stato ancora chiarito; sicuramente è già a Vienna nel 1631. Si sa che Rodolfo II, acquirente di Leda e il cigno e Danae, tentò di comprarla per portarla con sé a Praga e che, non essendoci riuscito, dovette accontentarsi di una copia.
Sullo sfondo di un vasto paesaggio dalle tinte azzurrate di origine leonardesca, il giovane Ganimede si libra nell’aria tenendosi appeso a una possente aquila. Il rapace è in realtà Giove, suo amante, che ha assunto la forma dell’animale per sfuggire alla gelosia di Giunone. Mentre il paesaggio è illuminato da un diffuso chiarore, le due figure sul primo piano sono investite da una luce più forte, proveniente dall’esterno del quadro, che esalta il pallore madreperlaceo della pelle del giovane accostato al bruno piumaggio del rapace. Nel volto Ganimede è simile al Cupido della Danae, mentre nell’impostazione generale, è identico alla figura dell’angelo che si aggrappa alle nubi sotto san Bernardo nel pennacchio di sud ovest del duomo di Parma, finito di dipingere da Correggio nel 1530. Sulle circostanze di una così esplicita citazione è stata fatta un’ipotesi; è storicamente documentato che il 29 ottobre 1529 Federico II Gonzaga andò a visitare il duomo con il futuro imperatore Carlo V. La commissione per le tele con gli Amori di Giove risale proprio a quegli anni. Il duca potrebbe quindi, in quell’occasione essere rimasto colpito dalla figura del pennacchio al punto di chiedere a Correggio una replica del Ganimede. (Mar L8v)
Edited by Milea - 3/3/2023, 10:36 |
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