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Caspar Friedrich
Albero dei corvi
(Rabenbaum)
1822
Olio su tela
54 x 71 cm
Parigi, Musée du Louvre
Un albero è nuovamente protagonista di un'opera dello stesso anno dell'esecuzione di Albero solitario, la cui composizione mostra una carica altrettanto innovativa. In questo caso lo spazio è quasi interamente riempito dalla forma contorta della pianta, che non viene anzi fatta rientrare per intero nella rappresentazione. Il tronco, piantato al centro, si estende in diagonale, complicandosi in infinite e sempre più sottili ramificazioni.
L'intento è certamente simbolico e l'immagine è frutto della sua fantasia, ma Friedrich si è servito dei suoi attenti studi dal vero: cinque disgni, infatti, risalenti al 1804, 1808 e 1809, sono stati messi in relazione col dipinto. Anche questa tela, inoltre, così come quella berlinese, raffigura una quercia, ma essa appare ora completamente spoglia e inserita entro uno scenario di tronchi spezzati. La tonalità bruna prevale, accendendosi soltanto nella luce e nei colori del tramonto. Un volo di corvi attraversa il cielo, dirigendosi verso i rami dell'albero, sui quali i primi arrivati si sono già posati.
Se l'identità della specie delle piante suggerisce in entrambi i dipinti il riferimento al mondo pagano, visto quale propugnatore di una concezione eroica, individualista dell'esistenza, opposta alla solidarietà cristiana, in questo caso l'allusione diretta è alla morte. Sul retro del dipinto un'iscrizione dell'epoca indica nell'altura visibile oltre l'albero una tomba unna - certamente ispirata a quelle osservate dall'artista sull'isola di Rügen, di cui è evocato nel quadro il passaggio di Kap Arkona. Come già ne Il cacciatore nella foresta, inoltre, dove erano presagio di lutto, anche i corvi sono esplicitamente legati al tema funebre e in tale accezione verranno utilizzati, a distanza di sessant'anni, da Vincent Van Gogh in Campo di grano con corvi, dipinto nel 1890, pochi giorni prima del suicidio dell'artista. (Mar L8v)
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