I Padri della Chiesa: S.Gerolamo, S.Agostino, S.Gregorio, Antonello da Messina, Palermo, Galleria Regionale della Sicilia

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view post Posted on 31/12/2022, 22:31     +9   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Antonio di Giovanni de Antonio detto Antonello da Messina
Polittico dei Padri della Chiesa
San Gerolamo, Sant’Agostino e San Gregorio Magno
1472 - 1473 circa
tempera e olio (?) su tavola di pioppo, riportato su tela
Palermo, Galleria Regionale della Sicilia


Tra il 1472 e l’anno successivo è attestata l’esecuzione di un’opera importate di Antonello, per la chiesa di San Giacomo a Caltagirone. I documenti relativi al pagamento, datati 1473, la descrivono come una “magna icona”, definizione che, insieme all’alto prezzo pattuito, induce a pensare a un dipinto di notevoli dimensioni, probabilmente un polittico. L’aspetto dell’“icona” è ignoto: si suppone che ad essa appartenessero il Tre padri della Chiesa, conservati a Palermo, parti di una pala d’altare che comprendeva forse altri pannelli laterali e cimase.

Non si sa di preciso se al progetto originale appartenessero anche le tavole oggi conservate agli Uffizi e al Museo del Castello Sforzesco di Milano; di sicuro è che queste tre tavole appartengono ad un’opera comune, avendo il medesimo sfondo a motivi vegetali incisi. Le tre tavole, a cui manca l’ultima, che completa tradizionalmente la serie, con la raffigurazione di Sant’Ambrogio, facevano evidentemente parte di un complesso pittorico di grande formato, di cui dovevano costituire l’ordine superiore. Le figure infatti sono realizzate con un punto di vista ribassato, che implica una visione dal basso verso l’alto. Nonostante il gusto arcaico evocato dal fondo dorato, i personaggi mostrano un’impostazione che suggerisce di datare la loro realizzazione agli inizi degli anni settanta del 1400. (M.@rt)






Edited by Milea - 10/1/2023, 22:09
 
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view post Posted on 3/1/2023, 17:55     +7   +1   -1
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Antonio di Giovanni de Antonio detto Antonello da Messina
San Gregorio Magno
1472 - 1473 circa
tempera e olio (?) su tavola di pioppo, riportato su tela
46, 5 x 35,5 cm.
Palermo, Galleria Regionale della Sicilia


Antonello da Messina raffigura San Gregorio rivolto verso sinistra e collocato su una leggera diagonale, circostanza che fa supporre una sua posizione subito a sinistra della tavola centrale, dell’ordine superiore del polittico. Il volume della testa è definito grazie ai capelli neri e alla curva della tiara papale, mentre l’ombra scura della barba descrive l’andamento della mandibola. Realizzate con grande accuratezza, le pieghe della veste bianca, soprattutto nella zona inferiore, descrivono le dimensioni del corpo.

La qualità dell’esecuzione non è però costante e rivela i metodi di lavoro e di collaborazione a cui ricorreva il maestro. Antonello era infatti titolare di una bottega ben avviata già nel 1457 e i medesimi documenti relativi al “Polittico di Caltagirone”, che all’inizio del 1473 risultava soltanto “intagliato”, presumibilmente per mano del cognato Giovanni de Saliba, alludono direttamente alle diverse professionalità che contribuivano alla realizzazione delle opere d’arte a lui commissionate. (M.@rt)





Edited by Milea - 10/1/2023, 21:02
 
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view post Posted on 10/1/2023, 20:02     +7   +1   -1
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Antonio di Giovanni de Antonio detto Antonello da Messina
Sant’Agostino
1472 - 1473 circa
tempera e olio (?) su tavola di pioppo, riportato su tela
46, 5 x 35,5 cm.
Palermo, Galleria Regionale della Sicilia


La tavola ha evidenti caratteristiche con il San Gregorio, del quale condivide le caratteristiche di stile e di impostazione. Sant’Agostino è però rivolto in direzione opposta e doveva dunque trovarsi sulla destra della tavola centrale. Le due figure comunque non sono esattamente speculari, così come diversi sono i loro atteggiamenti. Nonostante l’apparenza “medievale” dello sfondo dorato, le tavole testimoniano la capacità del pittore di variare un modello tradizionale. La stessa scelta del fondale che imita lo stile proprio di epoche antiche, decorato a racemi, non spettava al maestro, ma molto probabilmente era una richiesta specifica dei committenti. La Sicilia era infatti al margine delle innovazioni artistiche che avvenivano sul continente e anche i numerosi documenti relativi all’esecuzione dei gonfaloni per le confraternite religiose, testimoniano come il pittore messinese dovesse adattare le proprie opere alle richieste di una clientela piuttosto arretrata e conservatrice.

I quadri di piccolo formato eseguiti nello stesso periodo suggeriscono come Antonello stesse forse già cercando committenti più raffinati e aggiornati e lasciasse ai collaboratori di bottega l’esecuzione di parte dei dipinti destinati alla Sicilia. L’esecuzione piuttosto maldestra delle mani dei “Padri della Chiesa” o dei loro libri, che appaiono piatti e convenzionali non regge infatti il confronto persino con un’opera più antica quale la “Vergine leggente“ di Baltimora. Così pure le pietre che ornano i copricapi di Agostino e Gregorio risultano opache e senza sostanza, soprattutto se le si confronta con la “Madonna Salting”. Il viso del santo invece appare assai più caratterizzato, con i peli della barba tracciati quasi singolarmente e lo sguardo attento e concentrato, accentuato dalla ruga di espressione che segna la pelle fra gli occhi. (M.@rt)



Edited by Milea - 10/1/2023, 21:03
 
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view post Posted on 10/1/2023, 21:47     +7   +1   -1
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Antonio di Giovanni de Antonio detto Antonello da Messina
San Gerolamo
1473 circa
tempera e olio (?) su tavola di pioppo, riportato su tela
39 x 31 cm.
Palermo, Galleria Regionale della Sicilia


Il Terzo Padre della Chiesa è raffigurato in una posizione e in un atteggiamento ancora una volta diversi: rappresentato di profilo doveva trovarsi all’estrema sinistra dell’ordine superiore del polittico. Gerolamo appare qui in veste di cardinale, sua terza iconografia tradizionale: Antonello lo aveva già rappresentato quale eremita nelle tavolette di New York e Reggio Calabria e lo avrebbe trasformato in umanista nel dipinto “San Gerolamo nello studio”, che eseguirà a breve, nel 1475, durante il suo soggiorno veneziano.

Il rapporto tra figura e spazio è gestito in maniera estremamente abile, circostanza che denota il diretto intervento dell’artista. Nonostante sia raffigurato di profilo, il santo non appare bidimensionale, anzi al contrario la tesa del cappello pare uscire dal dipinto, dando una precisa misura di profondità. Analoga funzione è assunta dalle pieghe del mantello dietro al collo del santo e dal ciuffo dei capelli che sfugge dalla cuffia. Anche il gioco di luci e ombre contribuisce a dare l’effetto volumetrico, che risulta particolarmente efficace nella parte superiore della figura.

Il libro e le mani, invece sono tracciati con la stessa piattezza che si riscontra negli altri dipinti della serie, dovuta all’intervento di un aiuto di bottega. Queste interventi erano giustificati dal fatto che le tavole, collocate nella parte del polittico, si sarebbero travate ad una certa distanza dal punto di vista degli osservatori e che proprio in virtù di questa considerazione il maestro avrebbe delegato ai suoi collaboratori l’esecuzione di svariate zone dei dipinti. (M.@rt)

 
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